Nella sede romana del Sant’Alessio quattro giovanissimi hanno scelto di proseguire il percorso riabilitativo-residenziale forti della loro amicizia e dell’esperienza comune. La carica dell’amicizia e della gioventù, tra vita reale e uso del virtuale, rompe il vincolo dell’isolamento e scavalca la paura della malattia.
Ci sono storie, tra le pieghe di questa condizione di isolamento imposta dalla pandemia, che più di altre rimarranno nella memoria individuale e collettiva. Come accade sempre dinnanzi ai fatti che scrivono la Storia, ciascuno ricorderà l’esperienza della quarantena mescolando nel proprio immaginario gli episodi gioiosi e il dramma delle cronache. Così sarà per tutti e maggiormente per i più giovani che avranno ricordi di amicizie consolidate anche grazie all’esplosione delle social app: houseaparty, zoom, skype, jitsi meet, e delle chat su whatsapp, telegram.… Non fanno eccezione i giovani con disabilità visiva, smart come e più degli altri perché abituati a usare la tecnologia e il virtuale non meno del tatto. Così è anche per Samuel, Daniele, Jacopo e Pierpaolo che dopo l’esplosione della pandemia hanno scelto di proseguire il percorso riabilitativo residenziale al Sant’Alessio dove, forti della loro amicizia e grazie all’uso delle tecnologie, trascorreranno senza sentirsi isolati anche il lungo periodo di “quarantena”.
Le giornate per i quattro ragazzi non vedenti vanno avanti serenamente, tra l’occupazione principale delle terapie con gli instancabili operatori del Centro – Elia Severi, terapista occupazionale, e Ornella Aghetoni, istruttrice di orientamento e mobilità – le chiacchiere e le canzoni, i film visti con l’animatore socio-sanitario Marco Armeni e l’immancabile appuntamento con la socialità virtuale.
La connessione wifi al terzo piano del Sant’Alessio, dove si trovano gli alloggi dei più giovani e le stanze comuni, gli permette di restare in contatto col mondo, non solo con le famiglie. Grazie all’uso di un’assistente personale intelligente, un comune dispositivo a comandi vocali, i quattro ragazzi fanno squadra e giocano con i coetanei sparsi in tutta Italia, vincendo più di un gioco sul calcio e le sfide nei giochi di società.
Ma su tutto, al Sant’Alessio vince l’amicizia che si è consolidata tra i giovani utenti, ormai inseparabili “compari” accumunati dalla giovane età e dalla comune esperienza della disabilità visiva. Tra i quattro c’è uno scambio costante di esperienze. Samuel è il più giovane «compirò 18 anni a Maggio, qui al Sant’Alessio, mi manca la mia famiglia in Umbria ma sono felice con i miei amici e lieto di proseguire il percorso riabilitativo» racconta al telefono, insieme a Daniele, 20enne di Roma, il più smart di tutti: «studio comunicazione e a giugno – dice -darò l’esame di storia contemporanea perciò trascorrerò le prossime settimane a prepararmi». Poi c’è Jacopo, una “vecchia” conoscenza del Sant’Alessio, ha 21 anni e segue il corso di formazione per centralinista telefonico non vedente, organizzato dal Centro: «sto studiando le dispense sulla comunicazione interpersonale che mi sono state date e approfondisco tutti gli argomenti» aggiunge. Infine, Pierpaolo, il più grande «ho 26 anni e ho scelto di non tornare in Abruzzo dove abito con i miei genitori – fa sapere . Sono al Sant’Alessio dal 9 gennaio scorso e ho tutte le intenzioni di proseguire il percorso riabilitativo che mi dà molte opportunità di realizzazione personale, non trascuro la passione per le lingue e insieme ai miei compagni sono contento anche se mi mancano gli affetti più cari».
Così anche al Sant’Alessio, in questa storia di amicizia che vivrà per sempre nei ricordi dei quattro ragazzi, si riempiono di significato le parole pronunciate da Papa Francesco nella storica messa celebrata a piazza San Pietro contro la pandemia: Nessuno si salva da solo.