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DISABILITÀ VISIVE: RICERCHE/INTERVENTI PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DELLA VITA

Informazioni generali

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Il 15 dicembre 2015 presso il Centro Regionale S. Alessio si è tenuto il corso ECM “Disabilità visive: ricerche/interventi per una migliore qualità della vita”. Si tratta del terzo incontro organizzato quest’anno dal S. Alessio all’interno del programma di Educazione Continua in Medicina, dopo quelli dedicati all’ipovisione nella terza età e alla riabilitazione del bambino ipovedente.

Le giornate formative organizzate dal Centro S. Alessio hanno lo scopo di condividere, con esperti e operatori che si occupano di disabilità visiva in diversi settori, le best practices relative alla ricerca in tema di disabilità visive e di strumenti, metodi e strategie utilizzati nella abilitazione e riabilitazione delle persone con minorazioni visive, per permettere lo sviluppo di un dialogo costruttivo e di una collaborazione trasversale tra i diversi ambiti operativi e di ricerca.

Il corso tenutosi questa settimana ha voluto in particolare stabilire un ponte tra la fase di diagnosi e prevenzione delle cause che portano alla disabilità visiva e il processo di abilitazione e riabilitazione di persone con minorazioni visive per l’acquisizione, lo sviluppo o il recupero di tutte quelle funzioni necessarie nella vita quotidiana per evitare che la perdita parziale o totale della vista diventi causa di esclusione sociale.

Importanza particolare è stata data alla formazione, momento per eccellenza di inclusione sociale. La scuola, infatti, può e deve essere il primo ambiente accessibile in cui ogni persona, anche disabile visiva o con pluriminorazioni deve avere la possibilità di vivere in maniera dignitosa e di esprimersi. L’obiettivo di insegnanti e operatori non deve dunque limitarsi all’integrazione e all’inclusione dello studente con minorazioni visive nell’attività scolastica. Essi devono traghettare ogni persona dal mondo della scuola alla realtà della vita quotidiana con strumenti solidi e soprattutto personalizzati che diano a ciascuno la possibilità di interpretare il mondo che ci circonda.

Durante il corso si è posto inoltre l’accento sul bisogno di creare una scuola inclusiva, in cui la diversità sia il valore aggiunto di ogni individuo e in cui l’apprendimento passi anche tramite la collaborazione di tutti gli studenti ognuno con le proprie abilità, in un ambiente accessibile a tutti. A questo scopo, durante la giornata sono stati presentati alcune delle tecnologie assistive che permettono ogni giorno a chi ha minorazioni visive di poter accedere alle informazioni. Tali tecnologie, come ha evidenziato Maurizio Gabelli, operatore tifloinformatico del Centro S. Alessio, sono necessarie ma non sufficienti a rendere indipendente l’utente, essendo infatti strumenti complessi è indispensabile anche che un esperto possa guidare l’utente nell’apprendimento delle tecniche e metodologie per poterle utilizzare.

Durante la giornata è intervenuto anche il Professor Franco Lucchese, Responsabile Scientifico del Corso, che ha spiegato quale sia il ruolo dell’Università nella ricerca in ambito socio sanitario. Il Professor Lucchese ha evidenziato in particolare l’importanza fondamentale della gestione delle informazioni e come la trasmissione e la condivisione delle informazioni sia un elemento essenziale affinché il servizio sanitario funzioni in modo efficiente. Proprio per questo la raccolta e l’analisi di tali informazioni è spesso demandato alle università, che possono, con la loro expertise, raccogliere e catalogare informazioni utili al sistema socio sanitario per implementare in maniera razionale, efficiente ed efficace i propri servizi, migliorandone quindi i risultati.

All’incontro hanno partecipato esperti del Centro S. Alessio e di diverse università italiane e straniere, tra cui l’Università La Sapienza di Roma, l’Istituto C. Mondino di Pavia, l’Istituto G.B. Bietti di Roma, l’Universidad ISalud di Buenos Aires, l’Università di Ferrara e l’Università di Cosenza, la sinergia che si è creata durante l’incontro, ha dato impulso ad una più intensa e concreta collaborazione tra Istituti Universitari con lo scopo di creare una forte rete per la condivisione di conoscenze e risorse e la creazione di partenariati per lo sviluppo di progetti comuni in ambito socio-sanitario. A tal proposito è stato deciso di costruire una piattaforma web in cui inserire le risorse a disposizione dei vari istituti, scambiarsi informazioni e soprattutto costruire un solido legame di collaborazione finalizzato alla progettazione comune di progetti e interventi in ambito di ricerca in ambito socio-sanitario.

Cogliendo l’occasione offerta dal Corso “Disabilità visive: ricerche/interventi per una migliore qualità della vita”, abbiamo intervistato il Prof. Santiago Spadafora, Responsabile del Programma Extensiòn Universitaria dell’Universidad ISalud di Buenos Aires. Il Professore ha partecipato all’incontro formativo del 15 dicembre con un intervento legato al ruolo che le università possono svolgere nel permettere alle persone il pieno esercizio del diritto alla salute. Abbiamo approfondito con lui questo tema.

Prof. Spadafora, esiste veramente un diritto umano alla salute?

Non c’è nessun dubbio che la salute sia un diritto umano. La salute è un bene comune che deve essere tutelato dallo Stato, anche perché la salute è “contagiosa”, ogni persona in buona salute contribuisce ad una migliore salute per gli altri. Tuttavia non tutti possono accedere ai servizi che tutelano la salute. Soprattutto in Paesi come quelli Latino Americani, dove esiste un profondo divario tra le fasce più ricche e le fasce più povere della popolazione, molte persone non possono accedere ai servizi che tutelano la salute. Esistono barriere educative – l’ignoranza dei servizi esistenti sul territorio – geografiche – la lontananza dai centri di salute esistenti – ed economiche, esistono poi barriere legate all’organizzazione dei centri sanitari.

Quali sono le condizioni che possono garantire un pieno esercizio del diritto alla salute?

Affinché in uno Stato possa garantire il pieno esercizio del diritto alla salute, è fondamentale conoscere quante e quali persone hanno barriere in accesso ai servizi sanitari, studiare l’effettivo fabbisogno di salute della popolazione e avere una rete di centri sanitari che possano rispondere alla domanda di salute.

Qual è il contributo che può dare l’Universidad ISalud nel favorire un maggiore tutela del diritto alla salute in Latino America?

Ci sono tre modi in cui possiamo contribuire all’effettivo esercizio del diritto alla salute. Ovviamente con i nostri corsi universitari, formiamo personale, sia di tipo operativo che a livello manageriale nel settore sanitario. Oltre a questo mettiamo al servizio dello Stato le nostre ricerche sul fabbisogno di salute della popolazione e sui risultati ottenuti dai centri sanitari. Abbiamo infine un servizio, l’Extension Universitaria, che fornisce consulenze alle strutture sanitarie già operative per migliorare l’organizzazione e la gestione del servizio reso affinché sia un servizio accessibile, equo e dai risultati qualitativamente elevati.

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