Lucina Spaccia, mamma di Marta Pergola, condivide con il Sant’Alessio queste importanti riflessioni* sull’hashtag / appello rilanciato dai social e dai media durante questi giorni di emergenza sanitaria: «#IoRestoAcasa stavolta come tutti, stavolta per il bene di tutti»
Tempo sospeso, tempo diverso, tempo vuoto, tempo nuovo…tempo, comunque. Ci vuole tempo, attenzione, pazienza in queste settimane della serie #iorestoacasa. Qualcuno all’inizio ha scalpitato, qualcun altro sbuffato, alcuni sottovalutato … poi una sorta di coscienza comune ha fatto rientrare tutti nei ranghi.
#iorestoacasa vince.
#iorestoacasa ci rende più solidali e forse più uguali.
Per molti un esercizio nuovo: condivisione, collaborazione, creatività, lentezza, rispetto, pazienza ma anche noia e solitudine.
Per altri un’espansione del quotidiano. Forse chi vive in compagnia della disabilità è già allenato al nuovo esercizio e potrebbe pesargli di meno. Allenato alla pazienza, alla lentezza, alla collaborazione, alla solitudine, ad una dimensione diversa del tempo fin dall’inizio dell’avventura con la disabilità. Per credere che “andrà tutto bene” in una storia di disabilità, bisogna avere un’idea personale di “bene”. Non coincide con un modello, ma con la realizzazione della persona, oltre le sue gambe, i suoi occhi, il suo cervello, la sua disabilità, insomma. E per arrivarci ci vogliono tempi biblici di pazienza, attenzione, collaborazione, creatività, fatica, dolore e solitudine.
#iorestoacasa con mia figlia disabile significa inventare e resettare una volta in più il quotidiano. Stavolta per il bene di tutti.
Significa giustificare con parole semplici, ma chiare, perché è chiuso il Centro, la piscina, la scuola di musica, la chiesa, perché non può vedersi con l’amica del martedì e perché non c’è il weekend con gli amici. Significa far capire che non può incontrare la sorella e la nipotina, le cugine, gli affetti di sempre, ma poi porgere il piatto più appetibile: stiamo insieme a casa a suonare, sentire musica, inventare storie e registrarle senza orari e scadenze. Tenere il filo della serenità con una mano e con l’altra impastare la pizza o la crostata, godendo del profumo che esce dal forno. Inventarsi una merenda sul balcone come fossimo in vacanza e partecipare agli appuntamenti del FlashMob suonando con la tastiera sulla terrazza, aspettare un appuntamento telefonico e mandare qualche wathsapp audio. Riempire un tempo lento con piccole aspettative appetibili mantenendo i nervi saldi e attingendo ad un pozzo di pazienza che si spera non si esaurisca mai. E poi gratificare il suo impegno, la sua consapevolezza, la sua innata capacità di saper reagire in modo sorprendente a situazioni inaspettate.
#iorestoacasa , anzi, noi restiamo a casa con nostra figlia disabile. Perché, una volta in più, quest’avventura si condivide, si vive insieme, si sostiene in tandem. E’ vero, un po’ siamo allenati, un po’ fiduciosi che questo tempo sospeso, diverso e strano possa essere anche una buona occasione, per tutti, per andare al cuore dei valori e delle relazioni e modificare lo stile di vita.
#iorestoacasa, stavolta come tutti.
*contributo di Lucina Spaccia per il periodico Ombre e Luci dell’Associazione Fede e Luce