Contesti, bisogni ed opportunità legate all’utilizzo competente delle moderne tecnologie informatiche da persone con disabilità visiva
Mio figlio ha bisogno di un computer speciale?
Perché la sintesi vocale non legge correttamente l’espressione matematica o la versione di greco?
Ho perso la vista e, adesso, tutto quello che mi chiedono di fare a lavoro è rispondere a un telefono…
Queste, tra le più ricorrenti, le domande che solitamente ci vengono poste all’inizio di un percorso di abilitazione tifloinformatica.
Disciplina che, seppur nata agli inizi degli anni ’80 con l’avvento dei primi ausili specifici per disabili visivi, ha acquisito, in particolar modo nell’ultimo decennio, un ruolo sempre più preminente all’interno dei processi educativi sottesi ai settori della didattica, della sfera lavorativa e, più in generale, della vita quotidiana. Un’esigenza sempre più cogente, dunque, vissuta e palesata sia dai cosiddetti nativi digitali, che da tutte quelle persone che, seppur non più giovanissime, vedono nelle moderne tecnologie un utile mezzo per raggiungere ed ampliare nuovi orizzonti di autonomia personale. All’interno del Centro di Riabilitazione San Alessio, l’attività di tifloinformatica si prefigura, quindi, come un’indispensabile risposta ai bisogni sempre più impellenti di prendere parte, in maniera competente e partecipata, alle dinamiche sempre più torrenziali e liqueformi della cosiddetta società dell’informazione. Un percorso, dunque, in cui l’acquisizione di competenze non è data da una mera trasmissione di comandi da tastiera, ma co-costruita con ogni singolo individuo, sia esso adulto o bambino, e che si snoda attraverso tappe fondamentali che cercheremo di delineare in maniera riassuntiva, ma certamente non esaustiva.
I PREREQUISITI ALL’APPRENDIMENTO TIFLOINFORMATICO
In età prescolare, l’intervento educativo di tifloinformatica si presuppone, come obiettivo principale, quello di preparare bambini con disabilità visiva alle future acquisizioni di competenze specifiche. L’attività, dunque, si inserisce all’interno di setting e contesti ludici, dove si possano sperimentare, divertendosi e senza frustrazioni legate alla performance, esperienze/gioco legate all’utilizzo dei sensi vicarianti (in particolare tatto e udito), si lavora sull’attenzione sostenuta, sulle abilità spaziali e sulle capacità discriminative mentre, contestualmente, si scopre e ci si avvicina al primo “computer parlante” o alla prima tastiera dal layout inusuale.
L’ALFABETIZZAZIONE TIFLOINFORMATICA DI BASE
In questa fase, il primo aspetto da valutare è il modo in cui le persone possono accedere alla scrittura. A seconda della disabilità visiva, si può iniziare un lavoro di acquisizione della tecnica di scrittura a 10 dita, oppure utilizzare una tastiera ingrandita (con o senza layout semplificato), un tablet, sensori, una tastiera con scudo o, in casi particolarmente indicati, utilizzare dispositivi di input particolari che ricordano, fondamentalmente, la modalità di digitazione di una dattilobraille classica. A questa prima fase, segue un lavoro più ampio, incentrato sia su aspetti pratici che conoscitivi. Si inizia a interagire con il sistema operativo, si creano i primi file e le prime cartelle, il primo foglio di lavoro.
L’ALFABETIZZAZIONE TIFLOINFORMATICA AVANZATA
Il lavoro si fa più specifico e, mentre si continua a lavorare sull’acquisizione di competenze sempre più elevate (posta elettronica, navigazione internet, programmi legati alla multimedialità…) inizia, contestualmente, un training specifico sull’utilizzo dell’ausilio utilizzato, atto a generalizzare competenze anche al di fuori del solo contesto abilitativo. Questa, in sintesi, una panoramica dei maggiori ausili utilizzati nel settore e sui quali si fonda l’intervento tifloinformatico:
Screen Reader
Software che, se presente su computer, smartphone e tablet, elabora il contenuto dello schermo secondo complessi algoritmi informatici e invia informazioni all’utente attraverso la sintesi vocale e/o il display braille.
Display Braille
Dispositivo hardware che riceve, dallo screen reader, informazioni da visualizzare in Braille sulla propria riga di lavoro, che può essere di 12 caratteri (nei display portabili) fino a un massimo di 80 caratteri nei display ad uso professionale.
Sintesi Vocale
Software che converte in audio, simulando più o meno fedelmente la voce umana, le informazioni ricevute da uno screen reader o da software text to speech.
Text To Speech
Software che ha il compito specifico di leggere ad alta voce, attraverso la sintesi vocale, il testo contenuto nella sua finestra di lavoro. Alcuni programmi permettono di modificare anche la dimensione, il font e i colori del testo, abbinando all’ascolto della sintesi vocale una lettura “visiva” contestuale.
Software videoingrandenti
Programma che permette di ingrandire i contenuti dello schermo di pc, tablet e smartphone, di utilizzare contrasti e puntatori personalizzati e, in alcuni casi, anche il supporto di una sintesi vocale per le operazioni più complesse.
LA TIFLOINFORMATICA COME SUPPORTO NEI CONTESTI DIDATTICI
In età scolare, l’utilizzo del computer e dei dispositivi mobili come tablet e smartphone ha ormai assunto un ruolo estremamente preminente. Tra i tanti vantaggi apportati dalla tecnologia, troviamo la possibilità di gestire in autonomia i propri libri di testo, fare ricerche su internet, svolgere compiti e organizzare il proprio ambiente di lavoro in cartelle ben ordinate, dove riporre testi, esercizi, letture ed approfondimenti. Significa, inoltre, avere a disposizione (e nella stessa modalità dei propri compagni di classe) materiale da leggere, elaborare e studiare attraverso l’ausilio dello screen reader, di un software videoingrandente e, in tutti i casi dove è possibile, di un display braille. Per l’utilizzo competente di tali strumenti (siano essi computer, tablet o smartphone) in ambiente didattico, va prevista una fase di acquisizione di competenze specifiche attraverso un percorso che, idealmente, parte dai primissimi anni della scuola elementare e accompagna gli alunni fino all’università. Maggiore è la complessità di richieste, maggiori dovranno essere le competenze possedute. Tra le principali, ricordiamo a titolo esemplificativo:
– Saper editare/modificare un foglio
– Saper fare una ricerca su internet
– Saper gestire i libri in formato digitale, a seconda del formato (DOC, PDF, EBOOK)
– Saper utilizzare le funzioni legate allo studio delle lingue straniere
– Saper utilizzare software didattici legati a discipline specifiche come matematica, latino, greco…
– Saper utilizzare software per la condivisione di materiali con i propri compagni e insegnanti
– Saper utilizzare software di riconoscimento testi (OCR)
Quella che sembra una carrellata di competenze alla rinfusa, è un insieme di obiettivi frutto di un lavoro organico e programmatico, che appunto inizia nei primi anni della scuola elementare e diviene, via via che mutano e si intensificano le esigenze didattiche, sempre più specifico.
In questo percorso, l’operatore tifloinformatico da forma, accompagna e monitora le varie fasi che si susseguono e, laddove ce ne sia bisogno, interagisce con le figure educative di riferimento (assistenti alla comunicazione, insegnante di sostegno, insegnante curriculare), attraverso consulenze relative agli aspetti tecnici, strumentali e metodologici oppure, comunemente, relative all’accessibilità delle soluzioni adottate. Laddove possibile, poi, è sempre auspicabile che tale percorso sia il frutto di soluzioni condivise con gli altri componenti dell’equipe riabilitativa, siano essi, a seconda delle singole esigenze, ortottisti, logopedisti, neuropsichiatri infantili, neuropsicomotricisti, terapisti occupazionali o specialisti tiflologici.
LA TIFLOINFORMATICA NELLA VITA QUOTIDIANA
Rivolto fondamentalmente ai contesti altri dalla didattica, e quindi a tutte quelle persone che possono, e vogliono, migliorare o ri-raggiungere determinate abilità legate alla vita quotidiana. Esempi pratici possono essere la possibilità di cercare informazioni su internet, prenotare un viaggio, gestire la propria libreria digitale o collezione musicale, pagare in anticipo un biglietto del treno, controllare il proprio conto bancario, ricaricare il proprio cellulare. Aspetti, dunque, estremamente legati alla quotidianità, e dove appare sempre più inarrestabile e proficuo l’utilizzo di applicazioni su smartphone e tablet.
LA TIFLOINFORMATICA COME SUPPORTO NELL’INSERIMENTO LAVORATIVO
A seconda dei casi, possiamo avere persone che hanno necessità di migliorare le proprie competenze informatiche e tecnologiche, magari rispetto a compiti lavorativi specifici (inserimento e gestione banche dati, miglior utilizzo di software professionali) oppure, situazioni più complesse, dove il lavoratore divenuto disabile della vista rischia il ri-mansionamento (o peggio il licenziamento) poiché ritenuto ormai incapace di ogni attività lavorativa. La tifloinformatica, dunque, si presuppone di riaccompagnare tali persone nella riacquisizione di determinate competenze possedute, e laddove possibile, di tornare a svolgere le stesse mansioni, magari con una metodologia diversa, ma con eguali risultati.
Questo, dunque, il complesso campo d’azione in cui si muove l’intervento abilitativo di tifloinformatica presso il Centro di Riabilitazione San Alessio; un quadro eterogeneo ma certamente non esaustivo, dove non sono stati trattati, ad esempio, aspetti di fondamentale importanza come l’intensa attività interdisciplinare legata all’abilitazione e alla riabilitazione di disabilità sempre più complesse e specifiche, o sulla necessità, da parte dell’operatore tifloinformatico, di un aggiornamento costante su ausili, dispositivi e strumenti oltre che di ricorrenti fasi di sperimentazione metodologica. Un lavoro complesso e affascinante, comunque, che ha la prerogativa di adattarsi a persone diverse (dai bambini all’età adulta) a disabilità diverse (cecità, ipovisione, sordocecità, disabilità visiva e minorazioni aggiuntive) e a un contesto, sia esso ludico, didattico o lavorativo, in costante e frenetico divenire.