Una mano robotica in grado di far comunicare con i sordociechi per facilitare in futuro l’accessibilità delle comunicazioni dei disabili multisensoriali. Si chiama Parloma che in dialetto torinese significa “parliamo” ed è protagonista del progetto di ricerca dell’Asp, l’Alta Scuola Politecnica, presentato al Sant’Alessio lo scorso 9 novembre da un gruppo di straordinari ricercatori universitari.
Il funzionamento della mano robot è molto affascinante. Realizzata da una stampante in 3D, la mano è un terminale – esattamente come un telefono – che riproduce un segnale emesso a distanza da una persona che conosce la lingua dei segni. La persona sordocieca, semplicemente toccando la mano robot riconosce quel segno e lo legge. In questo modo si realizza la comunicazione a distanza tra emittente e ricevente, esattamente come accade con l’uso di un telefono.
Il progetto ha visto la luce nel 2010 da un’idea di Carlo Geraci, giovane professore e linguista dell’Ecole Normale de Paris, la cui ricerca è incentrata sulla Lingua dei Segni. Geraci, ha dunque articolato intorno al progetto un nutrito team di giovani ricercatori tra cui l’ingegner Giuseppe Airò Farulla e l’ingegner Alberto Ornaghi. Sono stati proprio loro a portare al Sant’Alessio Parloma per eseguire una dimostrazione e testare il dispositivo con i nostri utenti sordociechi, mostrandoci le grandi potenzialità del programma.
Vero orgoglio della ricerca italiana, il team di Parloma ha dettagliatamente illustrato tutte le fasi del programma, restituendo l’immagine delle numerose difficoltà che ha dovuto superare per garantire l’avanzamento del progetto, la funzionalità del robot e dell’intero sistema di comunicazione. Ora, grazie ad un finanziamento del Miur la ricerca del Team Parloma, sviluppato nell’ambito del Laboratorio Nazionale sulle Tecnologie Assistive “AsTech” del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), procede spedita e ci aspettiamo grandi avanzamenti. Per saperne di più si può consultare qui il sito del progetto.