201 libri di matematica, negli ultimi tre anni, sono stati trascritti nel Centro Sant’Alessio. Di questi 119 braille, 61 ingranditi, 41 file. E nello stesso periodo 14 libri di fisica, 12 di chimica e 181 sussidiari di scuola elementare (64 braille, 112 ingranditi, 5 file).
Trascrivere un libro di matematica: quanto tempo ci vuole?
È questa la semplice domanda che viene spesso rivolta a chi si occupa della trascrizione di testi a carattere scientifico. La risposta, però, non è altrettanto semplice, viste le numerose variabili in gioco: di quante pagine è composto il libro? Si tratta di un libro per una scuola elementare o per una università? Deve essere trascritto in Braille o a caratteri ingranditi? È un volume di teoria, di esercizi o sono presenti entrambi? C’è bisogno di stampare tavole in rilievo?
A seconda della risposta che si dà ad ognuna delle precedenti domande, si ha un differente livello di complessità.
Nel Braille, ad esempio, l’impossibilità di utilizzare segni grafici, come la radice quadrata o la linea di frazione, impone di scrivere le formule tutte su una riga e di specificare, di volta in volta, l’inizio e la fine di ogni “blocco” (come il numeratore o il denominatore di una frazione) con appositi simboli: l’espressione risulta totalmente trasformata e la poca “leggibilità” a video impone di porre estrema attenzione nella fase di trascrizione (sbagliare un solo segno nella trascrizione del testo di un esercizio può avere effetti disastrosi).
Questa difficoltà non si presenta invece quando il libro deve essere ingrandito, perché, in questo caso, le formule mantengono l’aspetto originale, per cui la fase di scrittura e controllo, mediante un equation editor come MathType, risulta più agevole. Ma questa è solo una parte del lavoro: bisogna poi “impaginare”, cioè disporre su ogni pagina, in modo chiaro e ordinato, il testo, le formule e le immagini con un livello di difficoltà che aumenta con la percentuale di ingrandimento richiesta.
Una possibilità a metà strada tra le due precedenti è stata fornita dall’innovazione tecnologica: oggi è possibile trascrivere libri in formato Lambda, un tipo di file nel quale le formule sono scritte con la stessa logica spiegata prima per Braille, ma presentano un aspetto grafico più “amichevole”, per cui sono fruibili sia dai non vedenti (mediante l’uso di una sintesi vocale o di una barra Braille) che dagli ipovedenti (mediante un software ingrandente), oltre che essere più semplici da gestire per chi trascrive. Non essendo più necessario stampare, si elimina inoltre la fase dell’impaginazione ed il file può essere inviato in tempo reale tramite posta elettronica.
L’innovazione ha lavorato a favore della riduzione dei tempi di trascrizione anche in un altro modo: rendendo non più necessario scrivere a mano le formule. Un programma attualmente in uso nell’Ufficio di Produzione del Materiale Didattico è in grado riconoscere le formule matematiche dei libri, dalle semplici frazioni agli integrali più complessi, e di trasformarle in linguaggio informatico standard da cui, mediante conversioni più o meno automatiche, sviluppate e messe a punto durante anni di ricerca, è possibile passare ad ognuno dei formati prima descritti.
Dovrebbe essere chiaro, arrivati a questo punto, che l’unica risposta possibile alla domanda che costituisce il titolo di questo breve articolo è un secco “dipende!”, senza la possibilità di essere più precisi, vista la complessità di un tema con mille sfaccettature ed in continua evoluzione.
(Daniele Serafini. Trascrittore presso l’Ufficio di Produzione del Materiale Didattico del Centro Regionale Sant’Alessio – Margherita di Savoia per i Ciechi)